Il direttore Alessandro Sozzi: ‘Anche da noi adottate le procedure applicate negli altri aeroporti’
di Romano BianchiDopo gli attacchi terroristici nella capitale francese, in arrivo più controlli incrociati tra polizia e compagnie aeree e su assunzioni e personale
Maggiore tracciabilità, maggiore condivisione di dati e tolleranza zero alle frontiere (cittadini Ue compresi). Il colpo di reni europeo alla recrudescenza del terrorismo internazionale ha fatto scattare la morsa della sicurezza. Una decisa sferzata, ribadita durante il vertice dei ministri del 20 novembre, verso cui anche la Svizzera si sta indirizzando. E i primi passi in questa direzione cominciano ad affiorare. Stando a quanto confermato a Radio Fiume Ticino dall’Ufficio federale dell’aviazione civile, una delle misure prioritarie in corso d’attuazione nel nostro Paese riguarda l’inasprimento dei controlli aeroportuali. Nessun dettaglio ufficiale è stato fornito, ma qualche indiscrezione è trapelata. Due le novità principali in vista per tutti gli aeroporti in Svizzera, Ticino incluso: l’introduzione di “dossier” mirati sui profili del personale aeroportuale e la modifica dei protocolli di sicurezza sui passeggeri (probabile in questo senso l’applicazione della direttiva Ue sul “Passenger Name Record”), con l’arrivo di controlli incrociati più intensi fra la polizia e le compagnie aeree. A confermare le indiscrezioni anche il direttore di Lugano Airport, Alessandro Sozzi che, pur sottolineando l’inesistenza di comunicazioni ufficiali, si sbilancia su alcune voci in circolazione. «Premesso che comunicazioni formali a noi non sono pervenute, soprattutto dopo l’attacco all’aereo sul Sinai – ha spiegato ai microfoni di Rft – sembra si stia pensando di intensificare i controlli sui profili del personale che lavora nelle aziende aeroportuali (avendo accesso ad aree sensibili) e dunque si tratterà di qualcosa di cui sarà competente la polizia. Analogamente si sente parlare di controlli incrociati su flussi e destinazioni circa i passeggeri. In questo secondo caso i dati sui viaggiatori sono di competenza delle compagnie aeree che dovrebbero dunque rapportarsi autonomamente con la polizia, senza coinvolgere direttamente la società aeroportuale».
Misure, queste, che, quando confermate ufficialmente, verranno estese anche al Ticino. «A determinare l’uniformità d’intenti fra Confederazione e Unione europea in materia di sicurezza aeroportuale ci sono i protocolli Icao (International Civil Aviation Organization) ed Easa (European Aviation Safety Agency) cui anche la Svizzera ha in larga misura aderito» prosegue Sozzi. «All’aeroporto di Lugano-Agno (già certificato Icao e in fase di certificazione Easa) verranno applicate tutte le procedure, modalità e cautele che vengono applicate negli altri aeroporti». Siamo quasi a Natale. In vista, dunque, code ai metal detector, maggiore presenza di agenti e lunghe procedure di sicurezza per tutti i passeggeri sospetti? «Assolutamente no», precisa il direttore di Lugano Airport. «Non è prevedibile che avvenga alcunché a livello di code, modifica dei sistemi di controllo o altro che impatti minimamente sulla vita del passeggero. È però verosimile che alcuni traffici di persone o cose verranno maggiormente monitorati e filtrati dagli organi di polizia. Ma sarà qualcosa che avverrà in modo non invasivo rispetto ai flussi di transito. In ogni caso Lugano è un aeroporto assolutamente sicuro dove vengono applicati tutti i controlli di sicurezza possibili e immaginabili. Credo ci siano tutti i presupposti per imbarcarsi a Natale e anche dopo Natale». Indiscrezioni che trovano supporto nelle dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga, prima del vertice europeo di tre giorni fa. Già oggi – ha detto la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia – Berna compara i dati delle persone in arrivo con quelli contenuti negli archivi dell’Interpol. Le esperienze sono positive ma a causa delle disposizioni giuridiche in vigore è possibile controllare solo specifiche banche dati e i documenti dei cittadini Ue non sono sistematicamente comparati con le informazioni rilevanti contenute nelle banche dati di sicurezza. «Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo usarli».