Il peso economico dell’aviazione svizzera è rilevante: prima del COVID, secondo l’amministrazione delle finanze federali, occupava circa 200.000 collaboratori con una cifra d’affari di quasi 40 miliardi di franchi corrispondente a più del 6% del PIL nazionale. Tutto ciò basato su una valutazione dei soli effetti diretti ed indiretti. Interessante l’annotazione della Confederazione che indica come dalle casse federali per la mobilità uscivano annualmente 10,4 miliardi assegnati alla ferrovia in ragione di 6,1 miliardi (59%), alle autostrade 1,2 miliardi (40%) e all’aviazione 0,1 miliardi (1%). Per il ruolo dei Cantoni il Ticino nella graduatoria nazionale si trova agli ultimi posti con praticamente nessun investimento, mentre in Vallese da tempo immemore per mantenere l’aeroporto di Sion, Città e Cantone annualmente coprono il disavanzo strutturale di 2 milioni annui.
Altri politici con altre priorità.
Per tornare a livello nazionale vale la pena andar oltre alle valutazioni dei contabili federali e contestualizzare l’impatto dell’aviazione nel «Sistema socioeconomico nazionale» evidenziando come per le sole esportazioni l’aviazione trasporta nel mondo ben 160 miliardi annui, che sommati ai 40 miliardi di base permette di affermare che l’aviazione civile nazionale influenza il 30% del PIL svizzero. Tanto o poco?
Per un attento lettore facile tirare la conclusione che questa aviazione gravita su Zurigo/Kloten e Ginevra/Cointrin. Per il Ticino e, soprattutto, Lugano/Agno andrebbe fatta un’altra concreta valutazione.
Giusto!
Da noi ogni anno si registrano più di 8.000 movimenti di aviazione business che generano, statistiche alla mano, 13.000 ore di volo che comportano un costo complessivo di più di 80 milioni annui (costi per l’operatore!). Considerando che gli utilizzatori di questo tipo di aviazione impiegano meno del 10%, sostanzialmente meno, del loro Budget i conti son presto fatti.
La presenza dell’aeroporto di Lugano/Agno influenza almeno un miliardo di franchi annui, in gran parte con ricadute dirette in Ticino. A mo’ di esempio l’aeroporto di Locarno che, grazie alla corta pista principale, conta cento volte meno di questa
tipologia di utenza, influenza solo dieci milioni di franchi. Nel Locarnese qualcuno ha perso anche questo treno?
In sintesi la contestualizzazione, rispetto a quello dei funzionari bernesi, dell’impatto economico dell’aviazione sul territorio è semplice: queste «bolle economiche» possono gravitare in tante Regioni svizzere o europee, se non possono operare da noi lo faranno sicuramente in altri aeroporti con condizioni quadro simili al Ticino: teniamo i nostri aeroporti e gli diamo un futuro?
Opinione di Davide Pedrioli, direttore generale di Lugano Airport, apparsa il 11.08.2024 sul CdT