La Svizzera vive di esportazioni, laddove più del 50% vien portato nel resto del mondo grazie all’aviazione. Si tratta di CHF 160 miliardi annui, cioè di mezzo miliardo di franchi al giorno. Il valore commerciale di ogni kg esportato per via aerea ammonta a CHF 1.400 e ciò perché si tratta di prodotti farmaceutici elaborati, orologeria, meccanica ed elettronica di precisione. Questi settori economici contano più di 25.000 posti di lavoro qualificati che sfruttano la catena logistica garantita dall’aviazione in termini di sicurezza e di velocità del trasporto aereo. Questa logistica di trasporto nel periodo della COVID a livello mondiale ha permesso il rapido trasporto di materiale sanitario in tutto il mondo. Tutto ciò malgrado in Svizzera, ed in Europa solo in Svizzera, siano proibiti gli atterraggi notturni.
A non averne dubbio è l’ennesima concreta dimostrazione della valenza pubblica della mobilità aerea.
Da questo importante settore il nostro Cantone, per ora, non è direttamente toccato se non per il sorvolo notturno degli aerei cargo che fanno capo all’aeroporto di Bergamo, nodo strategico europeo per i trasporti da, e verso, l’Europa al Medio Oriente. Bisogna però rilevare come il costo del volo aereo è concorrenziale per il migliaio di ticinesi che tutti i giorni fanno capo agli aeroporti lombardi o a Zurigo/ Kloten grazie al fatto che le merci svizzere in esportazione sono stivate negli aerei, in ragione di diverse decine di tonnellate, che portano i passeggeri.
Grazie a ciò sul singolo biglietto il risparmio, per il passeggero, è di qualche decina di punti percentuali e alcune rotte sono possibili solo grazie alle merci stivate sottobordo.
Fino a pochi anni fa anche da Lugano/Agno sugli aerei di linea erano stivate delle merci che, pur se in misura ridotta (al massimo una tonnellata), virtuosamente contribuivano al costo del biglietto pagato dai passeggeri. Questa attività potrebbe tornare allo scalo luganese in quanto il settore industriale ticinese presenta diverse delle industrie che esportano nel mondo merci di alto contenuto tecnologico ed economico, merci che ora fanno capo soprattutto allo scalo di Kloten.
Nell’ambito delle valutazioni sul futuro dell’aeroporto qualche riflessione è in corso. Dal profilo dell’infrastruttura operativa la lunghezza della pista è un tema che potrebbe limitare un nostro ritorno in questo mercato non solo nell’ottica aeroportuale, ma soprattutto in quella di concorrenzialità del nostro sistema industriale cantonale. L’aeroporto di Berna, con qualche centinaio di metri in più di pista, può offrire prestazioni di trasporto aereo, anche per merci, ben diverse. Pensiamoci.
Opinione di Davide Pedrioli, direttore generale di Lugano Airport, apparsa sul CdT il 22 luglio 2024